Evoluzione storica della Perizia Grafica
Storicamente i periti del tribunale, prima della nascita della grafologia, che si fa risalire alla fine dell''800 con l'Abate Michon, erano esperti di scrittura, docenti di calligrafia e maestri di scuola elementare che, insegnando il metodo della scrittura calligrafica, si proponevano alla magistratura per effettuare analisi peritali.
Tale periodo è noto come "periodo calligrafico", anche detto "grammatomorfico": non essendosi ancora sviluppata una sensibilità a cogliere il movimento della scrittura venivano valutate esclusivamente le forme dello scritto; ciò comportava che fosse possibile affermare l'autografia di due scritture a confronto solo se queste si presentavano morfologicamente simili tra loro (ovvero sovrapponibili). Viceversa, qualora le loro forme non coincidessero per svariati motivi (età, malattia, supporto scrittorio differente, etc.), si ritenevano eterografe, cioè di mano diversa.
Un concetto così estremizzato portava con relativa facilità ad errori di valutazione. La lettura più moderna capovolge questa interpretazione: oggi, se due scritture sono sovrapponibili, una delle due è falsa; in precedenza, per il perito calligrafo solo due scritture identiche appartenevano alla stessa mano.
In tale periodo storico non veniva considerata la dinamica scritturale ma solo l'aspetto esteriore delle singole lettere.
Con il passare del tempo nei diversi tribunali inizia a consolidarsi l'idea che il metodo peritale avesse bisogno di maggiore scientificità. I primi tentativi in questa direzione nascono con Pierre Humbert e Edmond Locard, ideatori di due metodi grafometrici analizzati nell'opera di J.A. Brutails (1839-1926) "La graphometrie et l'expertise en écritures" del 1923.
A fondamento del suo metodo, definito da Brutails grafometria qualitativa, Pierre Humbert pone l'assunto che la scrittura possa essere considerata sotto sette differenti aspetti: estensione, orientamento, forma, pressione, velocità, continuità e ordine. Sotto ogni aspetto presenta dieci modalità che, in coppia, si oppongono e assegna ad ognuna di queste un indice da 0 a 9. Il perito dapprima scarta la specie non presente e, successivamente, tra le 5 specie rimanenti per ogni genere sceglie quella tipica della scrittura in esame. Ripetendo tale operazione per ogni aspetto della scrittura, si ottiene un numero di 7 cifre compreso tra 0000000 e 9999999 identificatorio dello scritto esaminato.
Nell'opera sopra citata Brutails espone i lati deboli di questo metodo che, seppur ingegnoso, comporta diverse conseguenze. Relativamente all'orientamento, ad esempio, è previsto che una scrittura possa essere dritta o inclinata; conseguentemente, a prescindere dal grado di inclinazione più o meno accentuato, essa avrà il medesimo coefficiente numerico, perdendo di vista un aspetto rilevante della scrittura. Parimenti accade per il genere forma che comprende, tra le altre, le specie elegante, rotonda, netta, semplificata. Il perito deve sceglierne solo una sulla base dell'intensità con cui essa si manifesta nella scrittura in esame ma, poichè può accadere che due segni presentino intensità equiparabili, in casi simili il perito dovrà attribuire lo stesso numero grafometrico a scritture che certamente hanno un carattere comune ma che si distinguono profondamente.
Viceversa, il metodo proposto da Locard viene definito grafometria quantitativa ed inizia ad essere divulgato nei primi anni del XX secolo. Secondo Locard, gli elementi della scrittura che possono essere misurati (grandezza, direzione, interruzioni, forme) vengono ricondotti a valori numerici di cui si calcolano le medie. I valori risultanti vengono riportati in curve grafiche. Tale procedimento si applica tanto alle scritture in verifica quanto a quelle utilizzate per il confronto; se le curve ottenute si sovrappongono le scritture si giudicano provenienti dallo stesso autore; in caso contrario appartengono a persone diverse. Nella sua opera, il Brutails non nega l'importanza di effettuare le idonee misurazioni ma è contrario alla generalizzazione di tale metodo poichè reputa impossibile esprimere con una formula matematica tutti gli elementi coinvolti nella stesura del tratto grafico.
E' solo con l'Abate Michon (1806-1881) e successivamente con il suo allievo Crépieux-Jamin che in ambito peritale inizia ad affermarsi la grafologia. Più precisamente, si iniziano ad esaminare non solo gli aspetti puramente formali della scrittura ma si studiano le grafie anche nei loro tratti dinamici: si considera, cioè, non solo la forma delle singole lettere ma anche la modalità esecutiva delle stesse (metodo grafologico). L'andamento del tracciato grafico, il ritmo e la pressione sono elementi unici in ogni grafia e contribuiscono all'individuazione della personalità grafica del soggetto scrivente.
In Italia, intorno agli anni '30, fu il Prof. Salvatore Ottolenghi ad elaborare un metodo da applicare nelle indagini sulle manoscritture: il metodo grafonomico. Il termine 'grafonomico' deriva dal greco graphos (grafia, scrittura) e nomos (legge, ordine). Tale metodologia partendo da una attenta analisi del tracciato grafico nelle sue componenti formative, fisiche e fisiologiche, permetteva l'identificazione del "grafismo individuale" del soggetto scrivente. Secondo l'Ottolenghi l'analisi delle manoscritture doveva svolgersi in quattro fasi da effettuarsi in tempi distinti: osservazione, rilievo dei caratteri generali e particolari, confronto dei caratteri rilevati, giudizio di identità o non identità.
Il metodo ideato dall'Ottolenghi affiancato al metodo grafologico è tuttora utilizzato nelle consulenze peritali.
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Dalla biblioteca dello Studio di Grafologia Forense:
Crepeux-Jamin. Traité pratique de Graphologie. Etude du caractère de l'homme d'après son écriture.